Ecco come paga il consumatore l'equo compenso

Written By Unknown on Jumat, 11 Juli 2014 | 17.25

Il dibattito sul decreto Franceschini riguardante l'equo compenso non si placa anche in virtù delle motivazioni, al limite del ridicolo,  apportate per sostenerne la bontà. Non stupisce più di tanto che a difendere con maggior forza il decreto sia la SIAE e non il Ministero del Beni Culturali, fornendo ulteriore forza a chi ipotizza una stesura condotta sotto dettatura, ma questo è un altro discorso. Due i cavalli di battaglia per sostenere la legittimità dell'equo compenso: il primo è uno stillo a gran voce che invoca un adeguamento all'Europa, che nel legislatore è privata di 26 stati lasciando solo Francia e Germania, le uniche usate per fare una media e dimostrare di conseguenza che le tasse Bondi-Franceschini italiane sono non solo accettabili, ma legittime.

Il secondo, vero piedistallo della "difesa", riguarda un assurdo di microeconomia. Il decreto, questo è innegabile, prevede l'imposizione della tassa ai produttori, e il ministro Franceschini lo dice a chiare lettere nella nota ministeriale del 20 giugno 2014:

GARANTITA LA CREATIVITÀ
"Con questo intervento si garantisce il diritto degli autori e degli artisti alla giusta remunerazione delle loro attività creative, senza gravare sui consumatori."

Sempre il Ministro, nel video dell'audizione del 7 maggio 2014, porta come esempio che "come sapete tutti, la gran parte dei tablet e degli smartphone sono a prezzo fisso", come ad esempio iPhone (sono parole sue, qui il link per sentire al minuto corretto le parole precise). Eppure i fatti sono lì sotto gli occhi di tutti, tranne di chi non vuol vedere o è stato consigliato male. Andiamo sul sito Apple e simuliamo l'acquisto di un prodotto fra quelli soggetti all'equo compenso (uno smartphone iPhone) e di una borsa per PC, miracolosamente scampata al decreto, poiché permette di trasportare potenzialmente un dispositivo che potenzialmente può essere usato per fare una copia privata).

iPhone 5s

IVA e oneri di legge inclusi. Non viene indicato quali siano questi oneri di legge, ma è facile intuirlo. Si potrebbe però pensare che vi possa essere qualcos'altro, magari legato a particolari politiche commerciali di Apple, allora vediamo un po' se scegliendo un articolo differente, non soggetto all'equo compenso, le cose cambiano.

Pochette per iPhone 5s e borsa per MacBook Pro

Nel prezzo finale, in questo caso, è inclusa solo l'IVA. Ovviamente tutto quanto riportato può essere controllato direttamente sul sito Apple, che abbiamo scelto come esempio in quanto riporta in chiaro questi dettagli, ma ovviamente anche tutti gli altri produttori fanno ricadere l'equo compenso sull'utente finale. Scorrendo la pagina dell'acquisto fino in fondo, nelle famose righe in piccolo, si legge poi una cosa interessante:

"I prezzi comprendono la tassa sul copyright e il contributo per il riciclo, se applicabili". Tutto è scritto, basta leggere. C'è un'ultima possibilità: il nuovo decreto entra in vigore fra qualche giorno, motivo per cui saremmo davvero contenti di vedere che questi prezzi non cambieranno, confermandoci che il Ministero è davvero riuscito ad imporre ai produttori di accollarsi la tassa (che, ricordiamo, per un hard disk da 2TB esterno è di ben 20 Euro). Noi li terreno d'occhio, ma è fin evidente già da ora come stanno le cose. Ripetiamo: il Ministro è stato mal consigliato o ha firmato il decreto un po' alla leggera, a nostro giudizio (ovviamente opinabile). Resta il fatto che bastava davvero poco per non fare brutte figure.


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